Questa condanna è preceduta adesso da una diligente inquisizione di quell'errore, nel quale il defonto è vissuto, senza che abbia lasciata alcuna prova del suo ravvedimento: chè non i Sospetti di eresia, ma i soli formali Eretici restano esposti a questi giudizj. Non si procede, se le prove non sono piucchè abbondanti, per compensare in tal modo quelle difese, che i defonti non possono fare per se stessi. Non si condannano finalmente se prima non sono stati chiamati a difenderli tutti quelli che aver possono un qualche interesse nella loro riputazione; ed allora solo si dichiarano incorsi in tutte le pene fulminate contro gli Eretici, quando nulla risulta in loro favore, ed è più che evidente il delitto. Per questa dichiarazione e sentenza resta infamata la loro memoria, che più d'ogni altra cosa, è presa di mira in queste condanne; e ne viene in seguito l'abbandonamento delle loro immagini e cadaveri al braccio secolare, che li abbrugia; e si spargono talvolta le ceneri al vento, e si demoliscono le case e si confiscano i beni, se hanno le case prestato asilo ad empie adunanze e conventicole, e non è troppo antiquato il delitto di chi resta processato.
Le quali cose ben ponderate mostrano ad evidenza il gran divario che passa tra queste condanne e le provvidenze già dette, e il gran torto che hanno coloro che osano criticarle. È vero [168] che mors omnia solvit; e che cessa ogni azione dopo morte o già intrapresa o da intraprendersi(419): questi legali principj però, che si applicano così utilmente a norma e governo de' giudizj, ne' quali si tratta di delitti privati, e se pur pubblici, non così importanti che giungano ad interessare la stessa divina ed umana maestà, a nulla servono allorchè trattasi di delitti sì gravi.
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