Ho detto poc'anzi che quest'argomento fu nella condanna del Mopsuesteno cagione di molti contrasti; non crediate però che questi avessero origine dall'incertezza, in cui restasse tuttora presso que' Padri la giustizia di una tale condanna. Oibò non è così. Nacquero da quel principio medesimo, dal quale si partono le presenti contraddizioni; e la troppa premura di difendere chi non n'era meritevole li fomentò e sostenne per qualche tempo. Nella famosa questione dei tre capitoli si disputò acremente e sopra i sentimenti che contenevano gli scritti di Teodoro di Mopsuestia a favor di Nestorio, e quelli di Teodoreto contro Cirillo, e la lettera d'Iba d'Edessa a Mario Persa, non meno che siasi disputato ai dì nostri de' sentimenti di Giansenio, di Quesnello e del Mesangui; e non meno d'adesso era restato allora per lungo tempo diviso in due il parere de' partitanti, uno de' quali li sosteneva come immuni da ogni censura, l'altro li condannava come infetti d'errore; e tante frodi si usavano da quelli e si sostenevano con tant'arte e violenza gli errori e gli erranti, che l'istesso Romano Pontefice non credette cosa ben fatta l'interloquire da principio colla suprema sua autorità, ma appigliandosi a prudenziali ripieghi procurò d'acquietarli. Non ebbe il suo effetto una così giudiziosa risoluzione; ond'è che fu duopo di procedere in fine al taglio, che si ottenne per mezzo del Concilio ecumenico Costantinopolitano secondo, nel quale trattata la cosa colla dovuta maturità venne decisa in fine, quanto alla dottrina, col riprovare come infette di eresie le opere e scritti indicati, quanto alle persone, colla condanna di Teodoro anche dopo morte: e perchè quest'è che più d'ogni altra cosa interessa l'argomento che abbiamo per le mani, così è bene che ve ne dia in questo luogo un più distinto ragguaglio.
| |
Mopsuesteno Padri Teodoro Mopsuestia Nestorio Teodoreto Cirillo Iba Edessa Mario Persa Giansenio Quesnello Mesangui Romano Pontefice Concilio Costantinopolitano Teodoro
|