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      Checchessia però di queste esecuzioni, siccome potrebbe taluno pretendere che anche queste dovessero aver parte in quell'onorifica incombenza di proteggere e servire la Chiesa, che la provvidenza divina ha riservata ai sovrani cattolici, così io non m'impegno, torno a ripeterlo, a sostenere la loro necessità e convenienza per ogni luogo, nè mi lagno per ora nè di quelli che non le hanno mai ammesse ne' proprj Stati nè degli altri che da qualche tempo per motivi a me ignoti ne hanno privati i Vescovi ed Inquisitori; purchè però decretate che siano dal loro foro le temporali coazioni, non rincresca alla podestà secolare di eseguirle, e dalla moltiplicità degli affari, dal vano timore di qualche aggravio o da altre inutili gelosie non vada mendicando pretesti per impedirle. Il diffidare della loro moderazione e giustizia è un far torto alla vescovile condizione e carattere. Fanno torto i principi a se stessi, se cercano di restringere l'autorità e la libertà della Chiesa, della quale per alto divin consiglio sono divenuti autorevoli protettori; ed il pretendere che fossero per riuscire più giuste le pene temporali se fossero fulminate da un laico tribunale, o meglio eseguite se affidate ai suoi ministri, è lo stesso che contraddire alle [199] divine disposizioni, ed è un pretendere fuor d'ogni ragione che la pecora sia per provvedere ai bisogni dell'ovile meglio del suo pastore, e che riesca per ordinario nell'esercizio delle cristiane virtù migliore e più esperto chi riceve le istruzioni di quello che lo istruisce e perfeziona.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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