Ponderate con diligenza l'indole d'ognuna, e resterete convinto di quanto v'espongo.
Altro non è la mansuetudine, al dir dell'Angelico(510), che una virtù la quale frena l'impeto dell'ira, perchè non s'accenda indebitamente, e non passi ad atti viziosi: ed altro non fa la clemenza, che mitigare le pene, perchè non si stendano oltre i confini di una discreta e ragionevole moderazione. E qual campo resterà alla Chiesa di esercitarsi in quella, se non ha collere o zelo da raffrenare, e nelle più gravi ingiurie non può concepire quel giusto sdegno, che sprona ad un ragionevole risentimento? Come potrà ella essere clemente, se non ha pene da mitigare, ed è sprovveduta di que' strumenti di risentimento e di collera, i quali sempre portano a lodevoli operazioni, quando [213] restano dipendenti e soggetti a questa virtù, e nel calor dell'impresa non vanno mai disgiunti dalla ragione, che li guida e dirige? Cum per zelum, così S. Gregorio(511), animus movetur, curandum semper est, ne haec eadem, quae instrumento virtutis assumitur, menti ira dominetur, nec quasi domina praeeat, sed velut ancilla ad obsequium parata a rationis tergo nunquam recedat.
Appoggiato a questi principj, che sono innegabili, ridetevi pure delle ciancie di costoro: e a chi pretende di dimostrare, che la Chiesa non può castigare gli Eretici, perchè è mite e clemente, rispondete pur con franchezza, che non sa ciò che si dica, e che la sua deduzione non solo non nasce per legittima illazione dalle premesse, ma vi contraddice e ripugna espressamente, e con una ridicola incoerenza viene a dire in sostanza che la Chiesa è e non è mansueta e clemente.
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