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      Non persequitur, scriveva Pelagio Papa a Narsete(520), nisi qui ad malum cogit; qui vero malum vel factum jam punit, vel prohibet ne fiat, non persequitur iste, sed diligit. Chi fu più mite di Mosè, che nelle proprie ingiurie punto non si alterò e pose in dimenticanza se stesso per ottenere il perdono al diletto suo popolo? questa sua dolcezza e carità ammirabile però non impedì che per salvare la maggior parte e placar lo sdegno dell'oltraggiata Divinità, non eseguisse sopra molti Idolatri le più. severe vendette. Chi di S. Paolo più benigno e pietoso, che si fece tutto a tutti per guadagnarli? eppure minacciò a quelli di Corinto i più severi castighi, acciecò il mago Elima, e consegnò l'Incestuoso in mano dei Demonj perchè ne soffrisse i trattamenti più dolorosi. Ma dopo gli esempj di Gesù Cristo, [218] che ha unita in se stesso un'inalterabile moderazione e dolcezza coi più giusti risentimenti, non è da addursi altr'esempio: e dobbiam confessare coll'istesso Coccejo nelle note a Grozio(521), dove scioglie appunto quest'istesso argomento, che come Iddio sa congiungere colla misericordia le più severe vendette, così ha saputo unirle anche in noi senza che ne risulti alcuna inconvenienza e disordine. Sane Deus misericors manet, etsi jastitiam exerceat, & nocentes puniat. Magistratus igitur, qui vices Dei gerit, salva misericordia, & in veteri testamento punire crimina potuit, & in novo foedere potest.
      Nè vi faccia specie, torno a ripeterlo, quella maggiore piacevolezza, che, come si è detto, conviene alle persone ecclesiastiche: chè rende la dolcezza e lenità maggiore, ma non dissimile a quella degli altri Fedeli; e le conseguenze, che deve avere la sua maggior perfezione, voi le dovete imparare non dagli eruditi moderni, che non sanno quel che si dicono, ma dalla Chiesa, che è colonna, firmamento e maestra di verità. Questa ha giudicato, che niun genere di pena è incompetente al delitto di eresia: e nei due Concilj Lateranensi III. e IV.(522) ha stabilito, che la sola intimazione ed esecuzione delle cruente e capitali disdice all'ecclesiastica lenità. Queste sole azioni adunque e queste pene dovete voi riputare improprie di quella maggior perfezione, che aver deve ne' tribunali della Chiesa l'ecclesiastica moderazione; non quel discreto rigore che l'abilita non che alle spirituali ma anche a determinate pene temporali.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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