Benedictus Deus, qui talem potestatem dedit hominibus! Non Rex, non Imperator, aut Dux a jugo vestrae potestatis eximitur(528).
Senza vagare però per le storie della più rimota antichità, quello che hanno fatto ai dì nostri l'Arcivescovo di Cagliari, il Vescovo d'Alghier e varj altri Vescovi di diversi Stati e nazioni per conservare ai rispettivi sovrani ubbidienti e soggette le loro diocesi, e quanto ha fatto e fa tuttora coll'autorità, col consiglio e con ogni più efficace maniera di religiosi sussidj l'instancabile zelo di PIO SESTO per richiamare alla smarrita tranquillità la misera Europa, sono prove incontrastabili della molta propensione e rispetto che nutre la Chiesa per tutti i sovrani. So che le cure paterne dei nostri Pastori non hanno oggi l'esito felice ch'ebbero un tempo quelle di Celestino III. a favore dell'Imperatrice Costanza(529), di Sisto V. a pro della nobiltà Genovese, di Gregorio XIII. a difesa del gran Maestro di Malta(530), e di molti altri Ecclesiastici a conforto e vantaggio di principi e nazioni perseguitate: il divario però non è da attribuirsi nè a mancanza di zelo nei protettori, nè a languore e debolezza di quegli officj che s'interpongono a comune vantaggio. Tutta la debolezza e mancanza risulta dall'indisposizione e non curanza di chi deve ascoltarli: e questo è il guadagno che hanno procurato colle loro maldicenze e schiamazzi alle cattoliche società i falsi politici, ed è questo il frutto che ne hanno riportato i sovrani coll'ascoltarli. Debilitato ne' popoli il buon concetto che professavano in addietro all'autorità della Chiesa, e con questo anche l'attaccamento alla Religione, non può più fare i colpi suoi soliti l'ecclesiastico ministero, ed i sovrani e i popoli privi di sì forte sussidio forz'è che cedano all'insidie e violenze de' scaltri loro persecutori; ed una fatale sperienza ha fatto loro conoscere quanto sia vero ciò che sulla scorta del Pontefice Clemente VIII. e del Cardinal Beluga disse il bravo confutatore degli errori e calunnie contro la Chiesa e la sovranità, scrivendo che non può lungamente mantenersi [223] in vigore la podestà dei Re, la tranquillità dei regni, l'obbedienza de' popoli e la purità della Religione ove s'intacchi la giurisdizione, ecclesiastica, s'atterri l'autorità della S. Sede apostolica, non si presti ai ministri di Dio il dovuto rispetto, e finalmente a Dio non si renda quello che a Dio appartiene(531).
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