E notate cosa veramente incredibile. Sorge un fanatico delirante, e nemico del trono non meno che dell'umanità non vede l'uomo felice che nella solitudine, e lo vuole destinato dalla Natura ad errare mendico tra gli orrori d'un bosco ed i pericoli della foresta. Costretto poi dalla necessità a vederlo unito in civile società non trova altra strada onde rendere meno pesanti i volontarj suoi ceppi che quella di fissare nei popoli l'inalienabile sovranità, e non altro riconoscere ne' sovrani che un puro ministro amovibile ad ogni [226] cenno del popolo dominatore. Sono queste le basi fondamentali di quel patto sociale, che ha inventato l'atrabilare Rousseau, proscritto dalla sagra non solo ma anche dalla civil podestà, e nemico egualmente e dell'altare e del trono. Il patto è questo insussistente ed antivangelico, che ammesso anche in parte non lascia all'umane azioni altra ragion di delitto che il danno della civil società, altra deformità non trova nelle più abbominevoli operazioni che la semplice violazione di un patto umano, ed altro non fa scoprire ne' popoli che una sognata libertà che è un vero libertinaggio ed un'impossibile uguaglianza che tutto turba e sconvolge, senza che abbiano più alcuna forza a frenarlo o le pene e i tormenti più rigorosi creduti impraticabili in questa supposizione, o la bellezza e decoro della virtù spacciata quale ingegnosa invenzione della politica più insidiosa. Chi e però tra i letterati alla moda che si risenta al rimbombo di sì enormi empietà? Chi è che le detesti come conviene, se neppure i più esposti a sperimentarne le funestissime conseguenze tutti le disapprovano quanto basta?
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Natura Rousseau
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