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      Miramur rescrisse egli ad Onorato, dilectionem tuam fuisse miratam, curam Sedis Apostolicae, quae more Majorum cunctis per mundum debetur Ecclesiis, pro vestrae quoque regionis Fide fuisse sollicitam; cumque ad eam perlatum esset, quod quidam per Dalmatiam integritatem catholicam vitiare niterentur... non puteverimus ullatenus differendum, quominus haec diligentius inquirentes, ut aut si fortasse irrepserant, de proximo sanarentur, an anxietatem nostram, si falso probarentur jactata, relevarent. E questo sia detto in verificazione di ciò che ha accennato Giustiniano nella sua lettera ed a sufficiente prova di quella pratica che non è mai mancata nella Chiesa di Dio.
      Altro io non aggiungerò a scanso delle imposture de' nostri contraddittori, che attribuir sogliono ad usurpazione e violenza [247] de' Romani Pontefici tutto ciò che hanno intrapreso nelle altrui diocesi, che la pietà somma e la modestia incomparabile di quei gran Pontefici, de' quali vi ho accennate le gesta, ed il frutto ammirabile che riportarono le gloriose loro intraprese, che presso un giusto estimator delle cose deve contribuir moltissimo a farle comparir tutte legittime e giuste, se non andarono disgiunte dalle più copiose e parziali benedizioni del Cielo. Sono stati per la maggior parte meritevoli dell'onor degli altari que' Sommi Pontefici che si affaticavano in altre diocesi nelle accennate maniere; e furono tanto gradite le premure di S. Clemente, e riuscirono così vantaggiose alla Chiesa di Corinto, che dal solo applauso ch'ebbe colà la sua lettera prese motivo il Fevardenzio d'argomentare la sussistenza di quella giurisdizione, che sin d'allora competeva alla Chiesa Romana negli affari della Chiesa Greca: Romanam Ecclesiam, dic'egli(573), etiam ab initio auctoritatem suam interposuisse in moderandis quoque Graecorum Ecclesiis: quod adeo gratum fuit eorum Episcopis, ut hic commemoratam epistolam non tam Clementis quam Ecclesiae Romanae nomine publice lectam scribat Eusebius.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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