Un'occhiata sola che gettassero su que' paesi infelici, che si sono già da gran tempo scostati dagli amorosi amplessi del [249] comun Padre, sull'Inghilterra in ispecie e sui miseri avanzi delle Chiese orientali, che dopo il fatale abbandono sono, al dire del Cardinal Pallavicini(578), divenuti una Babele di discordie ed una Tebe di tragedie, giunti sino a strascinare sul patibolo i loro sovrani e a dimenticarsi affatto del loro antico lustro e splendore, bastar potrebbe al totale loro disinganno. Ma sordi a tutte le ammonizioni e ciechi ad esempj così luminosi e funesti, o non arrivano a scandagliarne la forza, o non giungono a vederli nel loro orribile aspetto: e la provvidenza divina in pena dell'enorme ingratitudine, colla quale hanno corrisposto ai segnalati favori che avevano ricevuti dalla S. Sede, permette che e non vedano la sorgente delle calamità che soffrono adesso, e non prevedano quelle maggiori, alle quali si vanno inoltrando a gran passi pel nuovo intrapreso cammino. Tutto precipita nelle cattoliche società, se manca l'autorità del Romano Pontefice: e su questa sodissima base s'inalza e sta immobile non meno l'autorità dei soggetti Pastori che la sicurezza del trono e la tranquillità degli Stati: Hac stante, torno a ripeterlo, reliquae stant; sin autem haec, quae omnium fundamentum est & basis, obruitur, caeterarum quoque status necesse est collabatur. Ed è vanissimo la lusinga di tutti coloro che credono di poter migliorare di condizione sottraendosi dalla dipendenza del comun Padre: e si può ripetere ad ognuno di loro ciò che scrisse Nicolò I. ad Incmaro Arcivescovo di Rems grande impugnatore anch'esso de' privilegi apostolici: Quomodo privilegia tua stare poterunt, si illa cassentur, per quae tua initium sumpsisse noscuntur?
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