Questi è S. Cirillo Alessandrino, che il Martirologio Romano chiama catholicae Fidei praeclarissimum propugnatorem, doctrina & sanctitate illustrem. Parlando egli ne' libri intitolati Thesaurorum dell'autorità del Romano Pontefice e della dipendenza e soggezione che gli si debbe da tutti i Fedeli, Ut membra, dice (presso S. Tommaso(583)), maneamus in Capite nostro apostolico throno Romanorum Pontificum: restiamo come membri congiunti al nostro Capo, che è il trono apostolico de' Romani Pontefici: da lui dobbiamo cercare ciò, che è da credersi e da tener fermamente, e dobbiamo pregarlo in ogni occorrenza con tutto l'ossequio e rispetto; a quo nostrum est quaerere, quid credere, & quid tenere debeamus, ipsum venerantes & rogantes pro omnibus: a lui solo appartiene propriamente il riprendere, il castigare, lo stabilire, il disporre, lo sciogliere, il legare in luogo di quello, che lo ha voluto sollevare a grado così eminente e sublime; quoniam ipsius est reprehendere, corrigere, statuere, disponere, solvere & ligare loco illius, qui ipsum aedificavit. Così parla egli dell'autorità che compete al supremo Gerarca del cristianesimo, e della somma, precisa ed immediata soggezione di mente e di cuore che è dovuta da tutti i Fedeli alle sue istruzioni e comandi, e così ha epilogato questo gran Vescovo in poche parole quant'io vi ho spiegato con maggior estensione in questa mia. Nè vi deve recar meraviglia o l'impostura di un'anonimo calvinista sostenitore impudente nel 1645. dell'eresiarca Nestorio, che nega essere questi libri da attribuirsi a Cirillo, o il sapersi che le accennate parole non si leggono negli avanzi preziosi che abbiamo delle sue opere.
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