Innocenzo III., Alessandro IV. e varj altri in seguito scrissero lettere premurosissime ai Vescovi ed agl'Inquisitori, perchè non trascurassero una così vantaggiosa istituzione. Gregorio IX. prefisse l'ordine da tenersi e nel procedere e nella scelta de' nuovi officiali e ministri. Lo confermò Innocenzo IV., e suggerì regole salutari ai sovrani [298] e magistrati, onde divenisse più vantaggioso, ed esortò gl'Inquisitori a continuare con diligenza e coraggio il malagevole impiego, e di molti privilegj li arricchì e di spirituali e temporali favori. Urbano IV., Clemente IV., Niccolò III., Onorio IV., Clemente V., Gioanni XXII., Gregorio XI., Martino V., Calisto III., Pio II., Sisto IV., Innocenzo VIII., Alessandro VI., Leone X., Adriano VI. e Clemente VII. non furono dissimili in quest'impegno ai gloriosi loro predecessori, come si può vedere e nella raccolta che fa il Pegna delle loro Bolle in fine del Direttorio di Eimerico, e ne' Bollarj de' Domenicani e Francescani. Manca molto alla pretesa moltiplicità de' nemici del tribunale, se si devono detrarre dal numero di quelli, che l'hanno odiato, i Romani Pontefici, che soli bastano colla sublime loro dignità a rappresentare l'universalità de' Fedeli, ed all'approvazione dei quali chi volesse detrarre la forza che merita per essere l'istituzione del S. Officio un libero esercizio del loro primato, si troverebbe nella misera necessità di non poter più far conto neppure del primato medesimo, al quale per altro non si può ripugnare senza dichiararsi Eretico manifesto.
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