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      Se di loro si lagnano i Giansenisti, non si lagnano a torto, che in loro appunto hanno incontrato il maggiore ostacolo nelle irragionevoli loro ed erronee pretensioni: ma non ha ragione di lagnarsene il commentatore, che incontrerà nelle migliori loro Opere moltissimi lumi e ragioni onde sostenere con maggior forza le cattoliche verità, e sodi fondamenti e principi onde procedere con sicurezza tra due opposti estremi ed abbattere con più felice successo l'error contrario. Ma non è affare del presente carteggio il cercar ragioni di torti sì grandi. Sono stati vindicati abbastanza, e, continuerà con ugual fortuna a vindicare gli oltraggi recati con tant'ingiustizia e all'Ordine e ai suoi più bravi scrittori chi ha di me più lena e valore: e restringendo io il mio ragionare alle sole cose che interessano il tribunal della Fede, prendo a dimostrarvi quanto sia dicevol cosa e plausibile che le Inquisizioni restino in mano de' Regolari, e quanto inette siano e ridicole le congetture e riflessi che porta il commentatore per ispogliarneli. Risulta la prima parte dalle diverse doti e prerogative che si ritrovano nell'uno e nell'altro clero: nasce l'altro dall'insussistenza e sciocchezza di tutto ciò che il grand'uomo del commentatore ha saputo inventare per dimostrare il contrario.
      Sono i Regolari per indispensabile condizione del loro stato addetti ad una vita più metodica e perfetta e sciolta da ogni ingombro di mondane occupazioni e comparse. Nati sono per loro istituto a sussidio del clero secolare, e sono stati introdotti nella Chiesa a coadjutori degli altri, come furono introdotti da Mosè nel governo del Popolo di Dio i Centurioni, i Quinquagenarj, i Decani, e come furono chiamati da S. Pietro nella sua navicella operarj stranieri a scarico dell'abbondante sua pesca.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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