Io per verità altro non vi trovo che la debolezza, e vanità della base; e credo che sarà questo anche il vostro sentimento dopo che le avrete esaminate a dovere. Non sono i Regolari, così continua egli i suoi sublimi riflessi, di quelle cognizioni forniti e di quella nobiltà, che serve al miglior disimpegno della carica; e lo stesso metodo di vita e le stesse massime, che pel loro istituto regnano in tutti, ed i partiti, ai quali sì volentieri si abbandonano, non li caratterizzano pei giudici migliori e più imparziali che aver si possano: e vi sarà sempre a temere che a cattivi Inquisitori siano per succedere altri di peggior'indole, e che cresca sempre quell'odiosità, che ha procacciata al tribunale la loro condizione. Non pare a voi di vedere in queste poche ragioni rinnovata l'arte, che usò Guglielmo di S. Amore nel libro de' pericoli degli ultimi tempi per allontanare i Regolari da ogni azione di gerarchico ministero, e per escluderli anche dai gradi accademici? Ricorse egli in mancanza di sode ragioni, come assicura S. Tommaso, al ripiego d'infamar quelli che presi aveva a perseguitare. Fa lo stesso il nostro commentatore: e se v'è qualche cosa che li [347] distingua, altro non è che la poca cautela che ha usata nell'imitarlo. Persuaso egli forse che bastasse il credito del suo raro talento ed il favore de' suoi aderenti a verificare ogni cosa, non ha avuto ribrezzo di spacciare le più note imposture e le favole più screditate per ottenere il suo intento, senza punto curarsi d'ingombrare il falso sotto qualche sembianza di vero, o di coprirlo per modo che non comparisse agli occhj di tutti, come pure procurò di fare Guglielmo.
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