Basta leggerla una sola volta per iscoprire che o nulla capisce, o l'appoggio che vanta di ritrovare nella Bolla di Paolo III. altro non è che un pretesto preso da lui per far pompa d'ingegno o per vendicarsi piuttosto di un tribunale e di un'Ordine, de' quali senza alcun ragionevole motivo si era dichiarato in più incontri assai malcontento. Fissa Paolo III. in questa Bolla sei Cardinali Inquisitori generali in Roma, e dà loro la facoltà di suddelegare in altre terre e città quant'altre persone ecclesiastiche stimeranno opportune: Alias personas ecclesiasticas idoneas, litteratas, & Deum timentes, in Theologia magistros, seu in altero jurium Doctores, Licentiatos, Baccalaureos, in aliqua Universitate studii generalis graduatos, in trigesimo eorum aetatis anno ad minus constitutos, seu ecclesiarum cathedralium Canonicos, vel alias dignitate ecclesiastica praeditos. Udiste? non le ecclesiastiche dignità e canonicati, ma basta al conveniente rimpiazzo della carica, che i delegati siano quali esser [356] sogliono i Regolari Maestri in teologia, Baccellieri o Licenziati in qualche Università: e l'esser questi nominati in primo luogo, e la particola disgiuntiva sive, che divide gli uni dagli altri, mostra assai chiaramente, che sebbene bastino i canonicati perchè possano essere eletti anche senz'alcuna laurea, questa però è quella che vien riputata più utile; altrimenti non della disgiuntiva sive, ma si sarebbe servito della particola congiuntiva et. Coll'accrescere il numero delle qualifiche, ha voluto facilitare la scelta, non restringerla per modo, che si trovasse a stento come supplire al bisogno, ciò che succederebbe bene spesso se i soggetti da promoversi all'Inquisitorato esser dovessero di tutte quelle prerogative adorni, che si cumulano nel testo citato.
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