Ce ne assicura Pietro de Marca, che di lui scrisse così(823); Bonifacius Episcopus Moguntinus a Sede apostolica missus est ad erudiendos in Fide populos Germaniae idolis addictos, et ut Episcopos in Gallia restitui procuraret, qui vicariatum suum exercuit cum consensu Regum et Episcoporum, quorum intererat, nulla iniuria facta juri principium et Conciliorum. Ma se con tanta pace e tranquillità e senza lesione alcuna sono state praticate ne' tempi più felici della Chiesa sì ampie delegazioni, chi può temere qualche grave danno e ruina da quelle, che per soli affari di Fede si fanno adesso di semplici Religiosi, ai quali oltre la vastità delle moltiplici incombenze manca ancora il potere di agire senza la presenza e l'assistenza de' Vescovi, e più che giudici aver si possono per semplici relatori, e meri esecutori delle loro cause? Avrebbe luogo un tale sospetto, se queste delegazioni nascessero da chi non ben sicuro della propria autorità e ristretto tra confini troppo limitati ed angusti potesse trovare qualche vantaggio nel dilatarla a spese altrui: ma nata dal Papa, fonte e principio di tutta l'ecclesiastica giurisdizione, dal Papa, che non riconosce alcun limite nella pienezza di quella podestà che ha ricevuta da Dio, dal Papa finalmente, che non trova ne' Vescovi che fratelli amatissimi chiamati a parte delle sue sollicitudini, chi può temere che voglia riuscir loro di pregiudizio e d'aggravio? Chi ne può dubitare che sappia la soda base, su cui si fonda la pontificia autorità, il molto vantaggio che trova nella [378] Vescovile assistenza ed i molti riguardi che ha avuti pe' Vescovi quando ha voluto col mezzo de' suoi.
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