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      Io non debbo lasciarvi in quest'inganno: e perchè questa è una calunnia tanto più insussistente, quanto più ripetuta, io m'impegno a dimostrarvelo colla maggior evidenza. E vi dico, in primo luogo, che convien distinguere dalla crudeltà il rigore; e se quella è sempre viziosa, perchè eccede i limiti della giustizia, non lo è sempre questo, che li rispetta con tanta premura, che ne conserva ogni apice: e non sono pochi i casi, nei quali si verifica ciò, che scrisse S. Agostino a Vincenzo(838), che meliora sunt vulnera amici, quam voluntaria oscula inimici; melius est cum severitate diligere, quam cum lenitate decipere.......& qui phreneticum ligat, & qui lethargicum excitat, ambobus molestus ambos amat. Voi stesso avete accennato poc'anzi la maniera, colla quale possono essere giustificati gli antichi rigori, se pure son veri: ma io non ho bisogno di questo ripiego; perchè, come ho detto, parlo non dell'antico ma del tribunale presente, e lo considero non secondo i fatti particolari, che si dicono accaduti, ma secondo le generali sue regole e massime fondamentali, che ha sempre osservate con gelosia; ond'è che per altra strada prendo ora a mostrarvi, [385] che non soffre una tale eccezione; e mi dica pure chi ha l'ardire di sostenere il contrario in qual maniera eserciti la crudeltà, ch'io son pronto a dargli la conveniente soddisfazione. È egli crudele nell'impor pene eccedenti la gravità del delitto, o nel modo di procedere inumano e crudele? Nell'una e nell'altra guisa voi dite, che viene a lui rinfacciata la crudeltà: e le ultime storie, quella cioè di Colonia e di Firenze, non contente d'avere colle parole esagerata quest'inumana fierezza, l'hanno voluta delineare anche in alcuni rami, ne' quali si mettono sottocchio e quegl'infelici, che vengono abbruciati e quei miserabili, che sono assoggettati ai tormenti per poterli abbruciare.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





S. Agostino Vincenzo Colonia Firenze