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      Ma che sarà poi, se contra questo solo sono rivolte le avvelenate saette, e vengono risparmiati tutti gli altri tribunali, ne' quali e si sono usate una volta crudeltà inaudite, e si fulminano tuttora castighi gravissimi? Troppo chiara si mostra la maligna intenzione, che hanno costoro, d'infamar questo solo; e si scopre troppo bene che non l'amore dell'umanità e dolcezza, ma la sola miscredenza e livore li move a spargere tante incoerenze e calunnie.
      Ma delle pene abbastanza. Passiamo ora ai tormenti, i quali essendo stati praticati fin dai tempi di Giobbe, vale a dire sin da quelli di Mosè, a cui Giobbe è creduto dalla comune dei più dotti scrittori contemporaneo, come mostrano chiaramente le sue espressioni nel decimo capo del verso 4. Numquid oculi carnei sino al 7., riferite da S. Tommaso(860) a questo costume; ed essendo poi stati in uso in tutte le più colte nazioni, anche presso gli Ateniesi, come riferisce il Montesquieu(861), [393] e presso i Romani e gli Ebrei, come accennano il Mattei(862) ed Alberto de Simoni(863); e venendo anche approvati dal diritto civile romano(864), dove si dice colle parole di un rescritto imperiale, efficacissimas quaestiones esse ad inquirendam veritatem, non pareva che dovesse saltare in capo a certi eruditi alla moda di riformarne la pratica, traducendola come un'invenzione barbara ed un mal sicuro ripiego trovato per iscoprire i delitti in quei tempi infelici, ne' quali una densa caligine tutta ricopriva la faccia dell'Universo. Non è questo il luogo di giustificare l'uso dei tormenti per estorcere la confessione dei delitti e dei complici da quei colpevoli, che non convinti o non soli nel commettere i delitti sanno usare ogni maliziosa maniera per occultarli e sottrarre così e se stessi e gli altri con non piccol danno e pericolo della pubblica tranquillità al meritato castigo.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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