Non parlo dei tempi dell'antica alleanza, nei quali i tristi effetti della magia diabolica e l'esercizio dell'arte infame sono così ripetuti e contestati nelle sagre Scritture, che converrebbe cancellarne gran parte per non ammetterli. Esercitarono quest'arte diabolica e i maghi aboliti da Saulle(895), e i Pseudoprofeti consultati da Acabbo(896), e le Lamie, delle quali parla Geremia(897), e gli Astrologi descritti da Isaia(898), e quant'altri maghi, indovini e incantatori sono nominati dal vecchio Testamento(899): ed è assai probabile, che fossero effetti dell'arte medesima e le mirabili cose operate dai maghi di Faraone(900), e lo spettro di Samuele(901) richiamato dalla Pitonessa, e le grandini ed i flagelli, de' quali parla Davidde(902). Io parlo dei tempi posteriori a Gesù Cristo; e dico, che anche in questi è troppo ardita l'espressione di Francesco Mengotti(903), che chiama follie tutte le stregonerie e sortilegj [403] che vi si dicono praticati, e pretende che dopo d'averle seriamente e per molto tempo credute e punite siamo ora sorpresi d'averlo fatto. Sono stati, non v'ha dubbio, in questo tempo meno frequenti gli effetti orribili, non è stato però nè meno nota l'arte sagrilega nè meno autentica e sicura la pratica, ed è anche adesso il castigarla e necessario e giustissimo.
Certo che dopo la solenne vittoria, che il Redentore del mondo riportò sul calvario, descritta nell'Apocalisse al capo 20., del qual testo fa tanto caso il Marchese Maffei, non ha più il Demonio quella libertà di nuocere, che aveva avanti: e se prima poteva offenderci quasi dispoticamente, ed era necessario un'espresso divieto di Dio, perchè non esercitasse contro di noi l'antico mal concepito livore, ricercasi ora un'espressa permissione, perchè lo faccia, come insegna S. Agostino(904), spiegando appunto il testo citato: e gli oracoli degl'Idoli ridotti a silenzio, ed i prestigj dei Sacerdoti infedeli divenuti sì rari, e l'arte stessa resa ai dì nostri sì screditata e spregevole assicurano assai bene, che la facilità e libertà di nuocerci non è nel Demonio più quella che è stata in addietro; e se a lui non manca la voglia, e forza di farlo, manca almeno la divina permissione e consenso: scientia ista, come avvertì Tertulliano, usque ad Evangelium fuit concessa, ut Christo edito, nemo exinde nativitatem alicujus de coelo interpretaretur.
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