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      Furono ben discordi da questi i sentimenti degli antichi nostri santi Padri e Dottori, i quali incoraggiti dalle espressioni della sagra Scrittura, che in tanti luoghi del vecchio Testamento ne prescriveva lo scoprimento(935), e mossi dall'evidente pericolo, cui nella loro inazione restava esposta la cattolica Religione, conobbero la necessità di manifestare sì fatti colpevoli, e li pubblicarono espressamente: e non sì tosto acquistò la Chiesa all'ombra de' sovrani fedeli libertà e pace, che non mancarono di scoprire a tutti questo preciso dovere, e di ricercarne bene spesso un puntuale adempimento: Magna est pietas, diceva S. Leone(936), prodere latebras impiorum, et ipsum in eis, cui serviunt, Diabolum debellare.... Cavendi sunt, segue a dire poco dopo, ne cuiquam noceant, prodendi sunt, ne in aliqua civitatis nostrae parte consistant: e S. Ambrogio(937) aveva già insegnato, che in causa Dei, ubi contaminationis periculum est, etiam dissimulare peccatum est non leve. E specificando anche meglio S. Agostino quelle accuse, delle quali parliamo, avvisa il Vescovo Dauterio(938), come udiste dalla 23. mia lettera, di non assolvere e riconciliare alcuno, se prima non iscopre tutti coloro, che [417] conosce infetti del medesimo errore: petenti autem poenitentiae locum tunc credatur, si et alios, quos illic novit esse, manifestaverit vobis. Nè l'insegnò soltanto, ma lo praticò anche con molta esattezza S. Epifanio, il quale si vanta(939) d'aver'usata diligenza per iscoprire e manifestare ai Vescovi que' laidissimi Eretici, de' quali aveva conosciuto gli errori, e deluse con eroica virtù le insidiose violenze: studium adhibuerim, ut etiam Episcopis illius loci illos ostenderem, et nomina in Ecclesia occultata deprehenderem, quo idem(940) civitate ejicerentur.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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