E non č certamente sciocchezza di piccola mole quella, che l'autore suddetto e varj altri scrittori, specialmente napoletani, avanzano per disapprovare il segreto, di cui parliamo, qualor s'accingono a dimostrarlo non che contrario alla giustizia, ma anche alla maestą de' sovrani, ai quali, com'essi pensano, si viene a dare la taccia o di deboli o di trascurati, come quelli che o non possono o non vogliono reprimere l'audacia de' miscredenti, quando la vedono armata a danno di que' Fedeli, che si sono [461] trovati in dovere di denunciarli. Conoscono pur male costoro gli Eretici, se credono che debbano esser confusi cogli altri colpevoli; e si mostrano troppo ignoranti dell'una e dell'altra storia, se non sanno l'influenza che ha avuta mai sempre la Religione negli affari politici, e l'abilitą ed impegno che hanno mostrato i settarj nel sostenere i loro aderenti e fautori anche a fronte delle autorevoli opposizioni dei pił temuti sovrani e degli eserciti stessi destinati a combatterli. La storia delle rivoluzioni accadute in Europa in materia di Religione descritta dal Signor di Varillas li puņ fornire delle pił utili notizie a loro disinganno; e per non dipartirmi dalle cose di Napoli, li prego a riflettere per poco alle stragi che fu d'uopo impiegare per metter freno in Sicilia al temerario ardire di Enno Siro, di cui parla Floro(1028), il quale con pretesti di Religione ebbe l'abilitą di sollevare sessanta mila Siciliani, che ad libertatem et arma, quasi numinum imperio, concitavit; ed a richiamare alla memoria i fieri contrasti, che incontrņ il Duca d'Alcalą per estinguere quelle reliquie de' Valdesi, che rifugiatesi inosservate nella Calabria, al nascere della riforma de' Luterani ripresero lena e vigore; e le sollevazioni in fine e tumulti mossi in Napoli ai tempi di Ferdinando, di Carlo V. e di Filippo III., delle quali cose trattano diffusamente Uberto Foglietta(1029), il Tuano(1030), Pietro Giannone(1031) e varj altri scrittori ed annalisti: e preso tutto nella dovuta considerazione, ripetano poi i Signori Napoletani, se dą loro l'animo, che fa torto ai sovrani chi teme ogni male dalla prepotenza e dalle insidie degli Eretici e de' loro fautori, e che č irragionevole quel timore, che aver devono e i testimonj, scoperti che siano, d'essere molestati, ed il tribunale stesso d'essere abbandonato divenuto men cauto nelle sue riserve.
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