Ma io non voglio stancarvi con inutili storie ora che vi credo persuaso abbastanza, che è da preferirsi la diligenza, che usa a favor dei colpevoli il tribunale del S. Officio, alle formalità e pubblicazioni degli altri. Se altro vi occorre, comandatemi, che sono
LETTERA TRENTESIMANONA
Il tribunale del S. Officio, non è mai statonè avaro nè ingordo.
La leggerezza del dubbio, che mi proponete nell'ultima vostra, mi fa sperare, che siano ormai svaniti i vostri pregiudizj, e che il nostro carteggio in materia del S. Officio si vada avvicinando al suo termine. Voi mi cercate, se il S. Officio ha mai dato motivo di farsi credere avaro ed ingordo. E quest'è appunto quel dubbio, ch'io chiamo di pochissima considerazione, non perchè non sappia essere l'avarizia il maggior difetto che rimproverar si possa ad un Tribunale, leggendosi nell'Esodo(1044), che munera excaecant prudentes, & subvertunt verba justorum; nè perchè mi riesca nuova una tale imputazione, ripetuta così spesso e con tanta impudenza in tanti libri; ma perchè il S. Officio ha tante maniere, onde smentire questa calunnia, che è impossibile che faccia alcun colpo anche presso i meno perspicaci ed accorti. Un tribunale, che per disposizione di Clemente VIII. esenta i rei dal pagare anche gli atti necessarj per agire la loro causa, e poveri li sostenta liberalmente, e ricchi li serve e mantiene senz'altro peso, che di compensare quello che consumano pel loro vitto e vestito, e di riconoscere a loro piacimento chi li serve ed assiste; che non solo rinuncia al regio fisco i beni confiscati, ma ricusa talvolta, com'è succeduto nel 1701. nell'Inquisizione di Faenza, anche quei beni e terreni, che vengano a lui esibiti in dono dalla liberalità de' Fedeli; che ha ministri, quali d'altro non si curano, che del solo onore di essere considerati difensori della cattolica Religione, e del guadagno di quell'indulgenze, che ha concesse loro la Santa Sede; povero di fabbriche, povero di rendite, povero di tuttociò che può contribuire all'esteriore magnificenza e grandezza, non può temere di essere riputato dai Saggi ingordo ed avaro.
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