Egli perō niente commosso e sbigottito nč dalle guide infedeli, che prendeva a seguire, nč dalla colonna di veritā, dalla quale si scostava in questi suoi traviamenti, non diffida di poter ritrovare e nelle Scritture e nei Padri chi lo spalleggi e sostenga; e va ripetendo tutte quelle parabole e testimonianze della Scrittura, nelle quali si raccomanda la moderazione e pietā, tutte quelle sentenze dei SS. Padri, colle quali si oppongono essi alle ingiuste e disordinate persecuzioni, tutte quelle congetture; e sofismi in somma, che hanno addotti ed inventati i nemici del S. Officio per abbattere or l'una or l'altra di quelle incontrastabili veritā, che lo fiancheggiano.
Cade da se, spogliato di quei rinforzi di puerile eloquenza e di erudizione triviale, coi quali il Pavese, ha procurato di premunire codesto mal inteso sistema. Ma se mai aveste bisogno di qualche lume per liberarvi di quelle insidie e cavillosi sofismi ai quali lo ha appoggiato, lo troverete nelle passate lettere. Parla la settima e l'ottava della libertā, che si puō accordare ai Fedeli ed agl'Infedeli nel credere; e questa č la sola ragionevole e giusta, non quella illimitata e viziosa, che sostituisce il Pavese per levare ogni freno alla scandolosa libertā di pensare, che domina presentemente. Avete nella lettera decimottava la giusta idea dell'ecclesiastica moderazione e dolcezza; ed al confronto di questa, che č di tutti i SS. Padri e dottori, vedrete chiaramente, che l'altra che vi sostituisce costui non č vera moderazione, ma una perniciosa dissimulazione e connivenza vilissima.
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