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      Nelle grandi mutazioni, come v'ho detto altrove, non è questa cosa insolita e rara ad avvenire. Lo [490] confessa nella lettera dedicatoria anche il Pavese, e noi potressimo ripetere con lui, che quod semper accidisse novimus, ubi aliqua nova quaestio orta est, etiam in re nostra contingere debuit, ut in varias partes hominum ingenia scinderenturt atque hinc inde ad extrema divergerent. Vi fu un tempo, e mostra di saperlo anche il nostro autore, in cui taluno invaghito di una sofferenza troppo indiscreta, e non distinguendo abbastanza i consigli, che facilitano la strada della perfezione, dai precetti divini, che si devono osservare necessariamente per vivere da buon Cristiano, negò ai Fedeli anche il diritto di combattere nelle giuste battaglie, piatire nei fori, e di ingerirsi in qualche modo ne' giudizj di sangue: ma quest'eccessivo rigore di massima indiscreta fu corretto dalla più giusta idea ch'ebbero molti altri, della cristiana moderazione; ed il sentimento contrario, che prevalse non solo negli scritti di tutti i migliori dottori, ma anche nei canoni della Chiesa e nella pratica di tutti i tempi, corresse in maniera lo sbaglio dei primi, che più non meritarono di essere ascoltati quelli, che alla scoperta insegnavano l'opposto errore, ed ebbero una benigna interpretazione alcuni altri, che nello spiegare la cristiana dolcezza, non lo avevano saputo scansare con molta precisione e destrezza. Se nell'affare, di cui trattiamo, fosse succeduto lo stesso, non sarebbe gran fatto; e tanto servirebbe l'autorità dei troppo pietosi per provare l'ingiustizia della punizione degli Eretici, che difendiamo, quanto è valevole quella degli altri a conchiudere, che niuno può combattere senza colpa, nè litigare giustamente.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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