Varie altre risposte generali, che sole bastano a snervare qualunque più energica espressione d'antichi scrittori che ben non combini colle cattoliche verità, le troverete esposte nella duodecima mia lettera; nè starò io qui a ripeterle inutilmente, chè v'è ben altro che questo nel suddetto libro, che lo spoglia d'ogni forza e valore. Niuno de' testi che porta serve al suo intento: e perchè di Tertulliano, di Lattanzio, di Atenagora, di S. Atanasio, di S. Ilario e di S. Martino ho già detto quanto basta nell'indicata lettera, non ne parlerò in questa, e restringerò tutt'il mio ragionare alle testimonianze di S. Cipriano, Arnobio, Salviano, Beda e S. Bernardo, che colla scorta dei suoi fidi Limborch e Voltaire aggiunge costui agli altri già detti. Sono pochi, è vero, in paragone di tanti, che con incontrastabili testimonianze hanno stabilito il contrario, se del sentimento di tutti i buoni [491] Fedeli, che pensano diversamente: ma pochi bastano a chi è istruito da un maestro che non cede che all'unanime sentimento di tutti, e con ardire incredibile è disposto a cozzare anche colla S. Sede, quand'ha pochissimi ed anche un sol Vescovo che lo assista. Ma che sarà poi se questi stessi Padri e scrittori non dicono ciò ch'ei vorrebbe, e sono anch'essi di sentimento contrario? Li avrebbe egli in caso citati in mal punto, e ad altro non servirebbono che a screditar sempre più la sua proscritta Operetta. Ma così appunto succede nel nostro Caso; e gli autori da lui citati altro non fanno che disapprovare le ingiustizie degl'Idolatri e degli Eretici, e raccomandare la cristiana mansuetudine: il che tanto si oppone al nostro sistema, come v'ho detto altrove, quanto si oppone la 6. alla 10. mia lettera, nelle quali ho dimostrato che gli Eretici meritato severo castigo, ma che si dà qualche caso in cui possono essere tollerati.
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