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      Notate di grazia quant'è ridicolo. [493] Nel luogo suddetto(1091) non parla il Santo che di violenze usate tumultuariamente e con privata autorità. Ma che ha da far questo colle metodiche e giudiciali, che noi sosteniamo praticate dalla pubblica e legittima autorità della Chiesa? Vi è di più. Il medesimo Santo non le disapprova del tutto, ma si contenta di dissuaderle soltanto, e poco contento com'era del fatto non lascia di approvare lo zelo di chi l'aveva intrapreso; approbamus zelum, sed factum non suademus, quia Fides suadenda est, non imponenda: ed a scanso d'ogni sinistra apprensione aggiunge, che il fatto stesso sarebbe stato meritevole di approvazione, se si fosse intrapreso colla dovuta autorità: quamquam melius procul gladio coercerentur, illius videlicet, qui non sine causa gladium portat, quam in suum errorem multos trajicere permittantur. A che serve però andar mendicando storpiature particolari fatte di alcune sentenze di Padri per rilevare la meschinità di questo spropositato libro, quando tutto il complesso altro non è che un'impasto d'inezie, contraddizioni e spropositi? L'autore non ha fatto altro che rinnovare le massime ed il sistema de' Donatisti: non ha saputo che addurre le loro congetture e sofismi per sostenerlo. Non ha che aggiunte nuove falsità, imposture e calunnie per renderlo meno incredibile, come potete vedere confrontando il libro colle passate mie lettere e colle Opere altrove citate dall'ab. Cuccagni. E che volete di più per giudicarlo meritevole di quelle tenebre, nelle quali ormai giace sepolto, e più di confutazione degno di abbominazione e disprezzo?


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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