) apud illum etiam leguntur: tu nisi malo coactus recte facere nescis. Porro Scriptura divina non solum servum, sed etiam filium indisciplinatum plagis coercendum dicit. Ed usa anche la carità di rispondere agl'indicati clamori di Donato dicendo; noli ergo jam dicere, quod te asserere audio dicentem, sic volo errare, sic volo perire. Melius enim nos hoc omnino non permittimus, quantum possumus. Sono così chiare le espressioni di S. Agostino, che a ragione lo stesso Limborch assicura(1147), che luce meridiana clarius liquet, probasse Augustinum poenas legibus civilibus in errantes constitutas. E quando io le considero attentamente, mi verrebbe il capriccio d'aggiugnere alla questione di S. Agostino un'altra questione, e cercare, se il nostro autore, il quale vanta così francamente che non possono gl'Intollerantisti gloriarsi dell'autorità di S. Agostino, lo abbia mai letto, o avendolo letto, se lo abbia mai inteso a dovere, se non temessi di favorirlo troppo attribuendo a semplice sbaglio i suoi spropositi, e non trovassi che cita in realtà qualche testo a suo conto. Ma quai testi, Dio immortale! quai testi! Due soli ne porta nel capo 12., dove ciancia diffusamente su questo punto, e si può dire che sono stati addotti a qualche proposito: uno in cui dice, che i buoni Cattolici non hanno mai approvate, se pur sono succedute, le morti di alcuni Donatisti fatte tumultuariamente con privata illegittima autorità; l'altro in cui prega Apringio a non voler condannare alla morte alcuni Donatisti, che erano convinti di omicidio e vessazioni incredibili.
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