Se l'uòmo e la natura fossero còsa sì abbominevole e sì vile, perchè pèrdere il tèmpo a filosofare? Bisògnerèbbe uccidersi: la ragione non potrèbbe consigliare altro.
Dacchè la cosciènza dice a tutti di vivere (l'eccezione di alcuni infermi d'intellètto nulla conclude); dacchè viviamo per anelàre al bène; dacchè sentiamo che il bène dell'uòmo è non già d'avvilirsi e di confondersi co' vermi, ma di nobilitarsi e d'innalzarsi a Dio: chiaro è non èsservi altro sano uso della ragione, se non quello che fornisce all'uòmo un'alta idèa della sua possibile dignità e che lo spinge a conseguirla.
Ciò riconosciuto, diamo arditamente bando allo scetticismo, al cinismo, a tutte le filosofie degradanti; imponiamoci di credere al vero, al bèllo, al buòno. Per credere, è d'uòpo voler credere, è d'uòpo amare fortemente il vero.
Solo questo amore può dare energia all'anima; chi si compiace di languire ne' dubbi la snèrva.
Alla fede in tutti i retti principii aggiungi il proponimento d'èssere tu medesimo sèmpre l'espressione della verità in tutte le tue paròle ed in tutte l'òpere tue.
La cosciènza dell'uòmo non ha ripòso se non nella verità. Chi mènte, se anche non viène scoperto ha la punizione in sè medesimo; egli sènte che tradisce un dovere e si degrada.
Per non prèndere la vile abitudine di mentire, non v'è altro mèzzo che stabilire di non mentir mai. Se si fa una eccezione a questo proponimento, non vi sarà ragione di non farne due, di non farne cinquanta, di non farne senza fine. E così è che tanti a grado a grado divèntano orribilmente proclivi a fingere, ad esagerare e fino a calunniare.
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Dio
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