Rammemorare l'eccellènza e la moltitudine de' buòni non è illudersi, non è guardare il solo bèllo dell'umanità, negando èsservi còpia d'insensati e di pervèrsi. I pervèrsi e gl'insensati abbondano, sì; ma ciò che vuolsi rilevare si è: - che l'uòmo può èssere mirabile per senno, - che può non pervertirsi, - che può anzi in ogni tèmpo, in ogni grado di coltura, in ogni fortuna, nobilitarsi con alte virtù, - che, per tali considerazioni, ha diritto alla stima di qualunque intelligènte creatura.
Dandogli la dovuta stima, vedèndolo spinto vèrso la perfezione infinita, vedèndolo appartenere al mondo immortale delle idèe più che non ai quattro giorni in che, simile alle piante ed alle fiere, apparisce sotto le leggi del mondo materiale, - vedèndolo capace almeno d'uscire d'infra lo studio delle fiere e dire: "Io sono dappiù di voi tutte e d'ogni còsa terrena che mi circondi!" - noi sentiremo crescere i nòstri palpiti di simpatia per lui. Le sue stesse miserie, i suoi stessi errori ci commoveranno a maggior pietà, sovvenendoci qual ènte grande egli sia. Ci affliggeremo che il re delle creature s'avvilisca; agogneremo or di velare religiosamente i suoi tòrti, or di pòrgergli la mano perchè si rialzi dal fango, perchè ritorni all'elevazione dond'è caduto; esulteremo ogni vòlta che lo vedremo mèmore della sua dignità, mostrarsi invitto in mezzo a' dolori ed agli obbròbri, trionfare delle più ardue pruòve, approssimarsi con tutta la gloriosa pòssa della volontà al suo tipo divino!
CAPO OTTAVO.
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