Èssere schernitori della religione e dei buoni costumi, ed amare degnamente la patria, è cosa incompatibile, quanto sia incompatibile l'esser degno estimatore d'una dònna amata, e non riputare che vi sia òbbligo d'èssere fedele.
Se un uòmo vilipènde gli altari, la santità coniugale, la decènza, la probità, e grida: "Patria, patria!" non gli credere. Egli è un ipòcrita del patriotismo, egli è un pessimo cittadino.
Non v'è buòn patriòta, se non l'uòmo virtuoso, l'uòmo che sènte ed ama tutti i suòi doveri, e si fa studio di seguirli.
Ei non si confonde mai nè coll'adulatore dei potènti, nè coll'odiatore maligno d'ogni autorità: èsser servile ed èssere irriverènte sono pari eccèsso.
Se egli è in impièghi di govèrno, militari o civili, il suo scòpo non è la propria ricchezza, ma sì l'onore e la prosperità del principe e del pòpolo.
S'egli è cittadino privato, l'onore e la prosperità del principe e del pòpolo sono egualmente suo vivissimo desiderio, e nulla che vi si opponga òpera egli, ma anzi tutto òpera che può a fine di contribuirvi.
Ei sa che in tutte le società vi sono abusi, e brama che si vadano correggèndo, ma abbòrre dal furore di chi vorrèbbe corrèggerli con rapine e sanguinose vendette; perocchè di tutti gli abusi questi sono i più terribili e funèsti.
Ei non invòca nè suscita dissensioni civili, egli è anzi coll'esèmpio e colle paròle moderatore, per quanto può, degli esagerati e fautore d'indulgènza e di pace. Non cèssa d'èssere agnèllo, se non quando la patria in pericolo ha bisogno d'essere difesa.
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