Allora divènta leone: combatte e vince, o muòre.
CAPO DÈCIMO.
Amor filiale.
La carrièra delle tue azioni comincia nella famiglia: prima palèstra di virtù è la casa patèrna. Che dire di coloro i quali pretèndono di amare la patria, i quali ostèntano eroismo, e mancano a sì alto dovere qual è la pietà filiale?
Non v'è amor patrio, non v'è il minimo gèrme di eroismo laddove è nera ingratitudine.
Appena l'intellètto del fanciullo s'apre all'idèa dei doveri, natura gli grida: "Ama i tuoi genitori." L'istinto dell'amor filiale è sì forte che sembrerèbbe non èsservi d'uòpo di cura per nutrirlo tutta la vita. Nondimeno, come già dicemmo, a tutti i buòni istinti bisogna che diamo la conferma della nòstra volontà, altrimenti si distruggono; bisogna che la pietà vèrso i parènti sia da noi esercitata con fermo propòsito.
Chi si prègia d'amar Dio, d'amar l'umanità, d'amar la patria, come non avrèbbe somma riverènza di coloro pei quali è divenuto creatura di Dio, uòmo, cittadino?
Un padre ed una madre sono naturalmente i nòstri primi amici; sono i mortali a cui dobbiamo di più: vèrso di loro siamo nel più sacro mòdo tenuti a gratitudine, a rispètto, ad amore, ad indulgenza, a gentile dimostrazione di quei sentimenti.
E pur troppo facile che la grande intimità in cui viviamo colle persone che più davvicino ci appartèngono, ci avvezzi a trattarle con sovèrchia trascuratezza, con poco studio d'èssere amabili e d'abbellire la loro esistènza.
Guardiamoci da simil tòrto. Chi vuòle ingentilirsi, dève portare in tutte le sue affezioni una cèrta volontà d'esattezza e d'eleganza che dia loro quella perfezione che pòssono avere.
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Dio Dio
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