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      Per esercitar bène la divina sciènza della carità con tutti gli uomini, bisogna farne il tirocinio in famiglia.
      Qual dolcezza non v'è in questo pensièro: "Siamo figliuòli della stessa madre!" Qual dolcezza nell'aver trovato, appena venuti al mondo, gli stessi oggètti da venerare con predilezione! L'identità del sangue e la somiglianza di molte abitudini tra fratèlli e sorèlle gènera naturalmente una fòrte simpatia, a distruggere la quale non ci vuol meno che un orribile egoismo.
      Se vuoi èssere buòn fratèllo, guàrdati dall'egoismo; proponiti ogni giorno nelle tue fratèrne relazioni d'èssere generoso. Ciascuno de' tuòi fratèlli e delle tue sorèlle vegga che i suòi interessi ti sono cari quanto i tuòi. Se uno di loro manca, siigli indulgènte, non solo come il saresti vèrso un altro, ma più ancòra. Rallégrati delle loro virtù, imitale, promuòvile anzi col tuo esèmpio; fa che abbiano a benedire la sòrte d'averti fratèllo.
      Infiniti sono i motivi di soave riconoscenza, d'affettuoso desidèrio, di pietoso timore che valgono di continuo ad alimentare l'amor fratèrno.
      Ma bisogna nondimeno riflettervi; altrimenti passano spesso inosservati. Bisogna comandarsi di sentirli. Gli squisiti sentimenti non s'acquistano se non per diligènte volontà. Siccome niuno diventa fino intelligènte di poesia e di pittura senza studio, così niuno comprènde l'eccellènza dell'amor fratèrno e di qualunque altro nòbile affètto, senza volontà assidua di comprènderla.
      L'intimità domèstica non ti faccia mai preterire dall'èssere cortese co' fratèlli.


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Dei doveri dell'uomo
di Silvio Pellico
Casa Editrice Italiana Milano
1873 pagine 79