Sii più gentile ancora colle sorèlle. Il loro sèsso è dotato d'una grazia potènte; e si valgono ordinariamente di questo celèste mèzzo per asserenare tutta la casa, per bandirne i mal'umori, per rammorbidire le correzioni patèrne o matèrne che talvòlta òdono. Onora in esso la soavità delle virtù femminili; gioisci dell'influènza che hanno per raddolcirti l'animo. E perchè natura le ha fatte più deboli e più sensitive di te, sii tanto più attènto in consolarle se sono afflitte, in non affliggerle tu medesimo, in mostrar loro costantemente rispètto ed amore.
Coloro che contraggono tra fratèlli e sorèlle abitudini di malignità e d'ineleganza, rimangono ineleganti e maligni con chicchessia. Il consòrzio di famiglia sia tutto bèllo, tutto amante, tutto santo; e quando l'uòmo uscirà di casa, recherà nelle sue relazioni col rèsto della società quella tendènza alla stima ed agli affètti gentili e quella fede nella virtù che sono il frutto d'un perènne esercizio di dignitosi sentimenti.
CAPO DECIMOTERZO.
Amicizia.
Oltre i genitori e gli altri consanguinei che sono gli amici a te più immediatamente dati dalla natura, ed oltre que' tuòi maestri che maggiormente avèndo meritata la tua stima nòmini pur con piacere amici, t'avverrà di sentir particolare simpatia per altri, le cui virtù ti saranno meno nòte, massimamente per giovani d'età eguale o pòco divèrsa dalla tua.
Quando cederai tu a questa simpatia, o quando avrai tu a reprimerla? La risposta non è dubbia.
Siamo debitori di benevolènza a tutti i mortali, ma non dobbiamo portare la benevolènza al grado d'amicizia, se non per siffatti che abbiano donde èssere amati da noi.
| |
|