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      L'amicizia è una fratellanza, e nel suo più alto sènso è il bèllo ideale della fratellanza. È un accòrdo suprèmo di due o tre anime, non mai di molte, le quali son divenute come necessarie l'una all'altra, le quali hanno trovato l'una nell'altra la massima disposizione a capirsi, a giovarsi, a nobilmente interpretarsi, a spronarsi al bène.
      Di tutte le società, dice Cicerone, nessuna è più nòbile, nessuna è più ferma che quando uòmini buòni sono simili di costumi e congiunti di famigliarità
      . Omnium societatum nulla praestantior est, nulla firmior, quam quum viri boni moribus similes sunt, familiaritate conjuncti (De Off., l. I, c. 18).
      Non disonorare il sacro nome d'amico, dandolo ad uòmo di niuna o pòca virtù.
      Colui che òdia la religione, colui che non ha somma cura della sua dignità d'uòmo, colui che non sènte doversi onorare la patria col senno e coll'onestà, colui, ch'è irriverènte figlio e malèvolo fratèllo, foss'egli il più maraviglioso dei vivènti per la soavità dell'aspètto e delle manière, per l'eloquènte paròla, per la moltiplicità delle sue cognizioni e sino per qualche brillante impeto ad azioni generose, non t'induca ad amicarti con esso. Ti mostrass'egli il più vivo affetto, non concèdergli la tua famigliarità; l'uòmo virtuoso solo ha tali qualità da èssere amico.
      Prima di conoscere taluno per virtuoso, la sola possibilità che nol sia, basti a tenerti con lui nei limiti d'una generale cortesia. Il dono del cuore è tròppo alta còsa; affrettarsi a gettarlo è colpevole imprudènza è indegnità. Chi s'avvince a pervèrsi compagni si pervèrte od almeno fa riverberare con grande obbròbrio sopra di sè l'infamia di quelli.


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Dei doveri dell'uomo
di Silvio Pellico
Casa Editrice Italiana Milano
1873 pagine 79

   





Cicerone De Off