Scaccia da te siffatte inquietudini: chi si lascia dominare da esse, ha perduto sulla tèrra la sua parte di felicità; si fa supèrbo e talvolta ridicolo nell'apprezzare più del debito sè medesimo, e si fa ingiusto nell'apprezzare sèmpre meno del debito coloro che egli invidia.
Sicuramente, nella società umana i mèriti non vèngono sèmpre premiati con èque proporzioni. Chi lavora egregiamente, ha spesso tal modèstia da non sapersi far conoscere, e spesso vièn tenuto nascosto o denigrato da mediòcri audaci che in fortuna agognano superarlo. Il mondo è così, ed in ciò non è sperabile che muti.
Ti rèsta dunque di sorridere a questa necessità e rassegnarti. Imprimiti bène in mente questa fòrte verità: l'importante è d'aver mèrito, non d'avere un mèrito ricompensato dagli uòmini. Se lo ricompènsano va ottimamente; se nò, il mèrito s'accresce conservandolo, benchè senza prèmio.
La società sarebbe meno viziosa, se ognuno attendesse a frenare le sue inquietudini, le sue ambizioni, non già divenendo incurante d'aumentare la propria prosperità, non già divenendo pigro od àpata, che sarèbbero altri eccèssi; bensì portando ambizioni belle e e non frenetiche, non invide; bensì limitandole a que' punti oltre ai quali si vede non poter varcare; bensì dicèndo: "Se non giunsi a quell'alto grado di cui parevami èsser degno, anche in questo più basso sono lo stesso uòmo ed ho quindi lo stesso intrinseco valore."
Non è perdonabile ad alcuno d'inquietarsi per aver mercede delle sue opere, se non quando trattasi del necessario per sè e per la sua famiglia.
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