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      Al di là del necessario, tutti gli aumenti di prosperità che son leciti cercare conviène desiderarli con animo imperturbabile. Se vèngono, sia benedetto Dio; saran mèzzi per addolcire la propria vita e giovare altrui. Se non vèngono, sia benedetto Dio; si può vivere degnamente anche senza molte dolcezze; e se taluno non può giovare altrui, la cosciènza non gliene muove rimbròtto.
      Fa tutto cio che stà in te per èssere utile cittadino e per indurre altri ad èssere tali, e poi lascia che le còse vadano come vanno. Metti qualche sospiro sulle ingiustizie e sulle sciagure che vedi, ma non cangiarti in orso perciò; non cadere in misantropia, non cadere in quella falsa filantropia, ch'è pèggio ancòra, la quale per preteso bène degli uòmini, si strugge di sete di sangue, e vagheggia, qual mirabile edifizio, la distruzione, come Satan vagheggia la mòrte.
      Colui che òdia la còrrezione possibile degli abusi sociali è uno scellerato o uno stolto; ma colui che amandola divènta crudèle, è parimente scellerato o stolto, ed anzi ad un grado maggiore.
      Senza quiète d'animo, la più parte dei giudizii umani sono bugiardi e maligni. Quiète d'animo sola ti farà fòrte nel patire, fòrte nel costante operare, giusto indulgènte, amabile con tutti.
     
     
     
      CAPO DECIMOSETTIMO.
     
      Pentimento ed ammènda.
     
      Raccomandandoti di bandire l'inquietudine, t'ho accennato che non dèvi impigrire, e principalmente non dèvi impigrire nell'assunto perpètuo di migliorarti.
      L'uomo che dica: "La mia educazione morale è fatta; e le òpere mie l'hanno corroborata", s'inganna.


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Dei doveri dell'uomo
di Silvio Pellico
Casa Editrice Italiana Milano
1873 pagine 79

   





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