Furono veduti filòsofi (così almeno si chiamavano) che in alcune ore si mostravano ardènti di zelo per la umanità, ed in altre ore, invasi da irreligione, dettavano carte oscène, smaniosi di suscitare l'ebbrezza dei sènsi con vituperevoli poèmi e romanzi, con ragionamenti e anèddoti e finzioni d'ogni sòrta.
Fu veduto il più affascinante dei letterati, Voltaire (anima che diède alcune testimonianze di buòne qualità, ma corrotta da basse passioni e dalla sfrenata scurrile vòglia di far ridere), comporre lietamente un lungo poèma a scherno del femminile onore, a scherno della più sublime eroina ch'abbia avuto la sua patria, della magnanima ed infelice Giovanna d'Arco. Madama di Staël chiama giustamente quel libro: un delitto di lèsa nazione.
Da uòmini oscuri e da cèlebri, da autori vivènti e da mòrti, dall'impudènza medesima di alcune dònne fattesi indegne del verecondo lor sèsso, da mille parti insomma ti sorgerà intorno frequentemente quel gènio della volgarità che dice: - Disprezza la donna!
Rigetta l'infame tentazione, o tu stesso, figlio della dònna, sarai disprezzevole. Allontana i tuòi passi da coloro che non onorano nella dònna la madre loro. Calpesta i libri che la vilipèndono, predicando scostumatezza. Sèrbati degno, per la tua nobile stima della dignità femminile, di protèggère colèi che ti diède la vita, di protèggere le tue sorelle, di protèggere forse un giorno tal creatura che acquisterà il sacro titolo di madre de' tuòi figli.
CAPO VIGESIMO.
Dignità dell'amore.
Onora la dònna, ma pavènta le seduzioni della sua bellezza e più ancora la seduzioni del tuo cuòre.
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Voltaire Giovanna Arco Staël
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