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      Ma dònne così imperfètte sògliono èssere pericolosissime, e più pericolose di quelle affatto vili. Seducono non colla sola loro leggiadria e colle studiate loro arti, ma anche spesso con alcune virtù, colla speranza che fanno nascere che in esse prevalga il buòno al cattivo. Non accògliere questa speranza quando vedi in esse molta vanità od altri gravi difètti. Sii sevèro nel giudicarle; non già per dirne male, non già per esagerarti i loro tòrti, ma per fuggirle a tèmpo, se presumi che cadresti in un laccio poco degno.
      Quanto più sèi amante per indole e disposto a venerare la dònna meritevole, tanto più dèi farti un obbligarti di non appagarti di virtù mediòcri in una dònna, per dare il titolo d'amica.
      I giovani scostumati e le loro pari si burleranno di te, ti appelleranno altèro, selvaggio, pinzòchero. Non impòrta; sprèzza i loro giudizii. Non èssere nè altèro nè selvaggio nè pinzochero, ma non prostituire mai i tuoi affètti; sii fermo a serbar libero il tuo cuòre, od a farne omaggio a tal dònna sola che abbia pièno diritto alla sua stima.
      Chi ama egrègia dònna non pèrde il tèmpo a corteggiarla servilmente, a pascerla d'adulazioni e di vani sospiri. Ella ciò non soffrirebbe. Ella vergognerèbbesi d'avere per amante un ozioso, uno sdolcinato; ella non sa apprezzare se non l'amicizia dell'uòmo schiètto, dignitoso, meno sollecito di parlare d'amore che di piacerle con lodevoli principii e lodevoli fatti.
      La dònna che tòllera l'uòmo puerilmente schiavo a' suoi pièdi, piegato a soffrire con bassezza mille capricci di lèi, non occupato d'altro che d'affettate elegànze e d'amorose smòrfie, ben dà a divedere d'aver poco elevata idèa di lui e di sè medesima.


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Dei doveri dell'uomo
di Silvio Pellico
Casa Editrice Italiana Milano
1873 pagine 79