Pòscia il disamore deriva dalla vigliaccheria di cèdere alle tentazioni dell'incostanza; dal non èssere attènto a dire ogni giorno a sè medesimo; "Il proponimento che feci èra debito, vòglio èssere saldo a mantenerlo!"
Qui, come in ogni altra circostanza della vita, bada che la facilità a mutarsi in male è grande nell'uomo; bada che ciò che fa spregevole l'uomo non è mai altro che la mancanza di fòrte volontà; bada che ciò che più rènde pièna di turpitudini e di sciagure la società si è il non aver carattere fermo.
Un matrimònio può solo èssere felice a questo patto; ciascun de' due spòsi dèe prescriversi per primo dovere questa inalterabile risoluzione: "Voglio amare ed onorare per sèmpre il cuòre cui ho data padronanza sul mio."
Se la scelta fu buòna, se un de' cuòri già non èra pervèrso, non è vero che pòssa pervertirsi e divenire ingrato allorchè l'altro lo colma di soavi attenzioni e di generoso amore.
Non s'è mai veduto un marito non colpevole d'indegna rozzezza vèrso la moglie, od almeno d'indegne negligènze, ovvero d'altri vizi, il quale, se a lèi fu caro una vòlta, abbia cessato d'èsserle tale.
L'anima della dònna è naturalmente dolce, riconoscènte, disposta ad amare in suprèmo grado quell'uòmo ch'è costante in amarla ed in meritare la sua stima. Ma perch'ella è molto sensitiva, si sdegna agevolmente della inamabilità del marito e di tutti i torti che pòssono degradarlo. E questo sdegno può spingerla ad invincibile antipatia ed a tutti gli errori che ne conseguono. La sventurata sarà grandemente rèa allora, ma cagione di sue colpe sarà di certo il marito.
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