Abbi rispètto alla sventura in tutti coloro che ne sòffrono gli strali, se anche non giacciano in assoluta indigènza, se anche non ti dimandino alcun aiuto.
Ognuno che viva senza agi e faticando, e sia in istato d'inferiorità vèrso te, vènga da te guardato con affettuosa compassione. Non fargli sentire con arroganti mòdi la differènza della tua fortuna. Non umiliarlo con aspre paròle, nemmeno quando ti spiaccia per qualche sua rozzezza od altro difetto.
Nulla è consolante per l'infelice come di vedersi trattato con amorevole riguardo da' suòi superiori: il cuore gli si empie di gratitudine; ed allora ei capisce perchè il ricco sia ricco, e gli perdona la prosperità perchè ne lo giudica degno.
I padroni sprezzanti e brutali sono tutti odiati, per quanto paghino bène i loro sèrvi.
Farti odiare dagli inferiori è grande immoralità: 1. Perchè sèi allora malvagio tu stesso; 2. Perchè, invece di sollevare le loro afflizioni, le accresci; 3. Perchè li avvezzi a servirti slealmente, ad abborrire la dipendenza, a maledire tutta la classe dei più fortunati di loro. E siccome è giusto che tutti abbiano quanta più felicità è possibile, colui che non è basso in grado dèe procacciare che gli inferiori non trovino incomportevole lo stato loro, ma anzi lo amino, perchè non disprezzato, perchè sparso d'onèsti confòrti dal ricco.
Sii liberale in ogni genere di sovvenimento a chi ne abbisogna: - di danari e protezione quando puoi - di consigli negli incontri opportuni, - di buòne maniere e di buoni esempi sèmpre.
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