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      Ma la bellezza del favellare dèvi cominciare fin da giovane a proportela. Chi non la possède prima dei venticinque anni non l'acquista più. Non ricercata eleganza, te lo ripeto, ma paròle onèste, elevate, portanti negli àltri dolce allegria, consolazione, benevolènza, desidèrio di virtù.
      La sovèrchia ineleganza nel parlare, nel lèggere uno scritto, nel presentarsi, nell'atteggiarsi, suòl meno provenire da incapacità di far mèglio che da vergognosa pigrizia; dal non voler badare al dovuto perfezionamento di sè ed al rispetto cui gli altri hanno diritto.
      Ma facèndo a te medesimo un'obbligazione della gentilezza e sovvenèndoti ch'ella è un'obbligazione perchè dobbiamo operare in mòdo che la nòstra presènza non sia una calamità per alcuno, ma anzi un piacere ed un beneficio, non adirarti tuttavia contro i rozzi. Pènsa che talvòlta le gèmme sono avvòlte in fango. Sarèbbe mèglio che il fango non le lordasse, ma pure in quella umiliazione sono gèmme.
      È gran parte di gentilezza il tollerare con instancabile sorriso simil gènte non meno che la schièra infinita dei noiosi e degli sciòcchi. Quando non v'ha occasione di giovar loro, è lecito scansarli, ma non si dèbbono mai scansare in guisa che s'accorgano di spiacerti. Ne sarèbbero addoloràti, o t'odierèbbero.
     
     
     
      CAPO VIGESIMONONO.
     
      Gratitudine.
     
      Se siamo obbligati a pii sentimenti ed a manière benèvoli con tutti, quanto più verso quei generosi che ci dièdero pròva d'amore, di compassione, d'indulgènza!
      Cominciando da' nòstri genitori, non siavi alcuno che, prestatoci qualche liberale aiuto in fatti od in consigli, ci tròvi pòco memori del benefizio.


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Dei doveri dell'uomo
di Silvio Pellico
Casa Editrice Italiana Milano
1873 pagine 79