Talvòlta è lecito d'èssere riconoscènte senza pubblicare il benefizio ricevuto; ma ogni vòlta che la cosciènza ti dice èsservi ragione per pubblicarlo, niuna bassa vergogna ti freni: confèssati obbligato all'amica dèstra che ti soccorse. Ringraziare senza testimonio, è spesso ingratitudine, dice l'egrègio moralista Blanchard.
Solamente chi è grato a tutti i benefizii (anche ai minimi) è buòno. La gratitudine è l'anima della religione, dell'amor filiale, dell'amore a quelli che ci amano, dell'amore alla società umana, dalla quale ci vengono tanta protezione e tante dolcezze.
Coltivando gratitudine per tutto ciò che di buòno riceviamo da Dio e dagli uòmini, acquistiamo maggior fòrza e pace per tollerare i mali della vita, e maggior disposizione all'indulgènza ed all'adoperarci in aiuto dei nòstri simili.
CAPO TRIGESIMO.
Umiltà, mansuetudine, perdono.
La supèrbia e l'ira non s'accordano colla gentilezza, e quindi non è gentile chi non ha l'abitudine d'èssere umile e mansuèto. "Se vi è sentimento che distrugga il disprèzzo insultante per gli altri, è l'umiltà certamente. Il disprèzzo nasce dal confronto con gli altri e dalla preferènza data a sè stesso: ora come questo sentimento potrà mai prendere radice nel cuòre educato a considerare e a deplorare le proprie miserie, a riconoscere da Dio ogni suo mèrito, a riconoscere che, se Dio non lo rattiène egli potrà trascorrere ad ogni male?" (Vedi Manzoni nel suo eccellente libro Sulla Morale Cattolica).
Reprimi continuamente i tuòi sdegni, o diverrai aspro ed orgoglioso.
| |
Blanchard Dio Dio Dio Vedi Manzoni Sulla Morale Cattolica
|