Stabilisci d'èssere umile e mansuèto, ma sappi mostrare che non è imbecillità nè vigliaccheria. - In qual guisa? Perdèndo talvòlta paziènza e mostrando i dènti al malvagio? Vituperando con paròle od iscritti chi con paròle od iscritti calunnia te? - No; sdegna di rispondere a' tuòi calunniatori, ed eccettuate particolari circostanze ch'è impossibile determinare, non pèrdere paziènza col malvagio; non minacciarlo, non vilipènderlo. La dolcezza, quando è virtù e non impotènza d'enèrgico sentire, ha sèmpre ragione. Ella umilia più l'altrui supèrbia che non l'umilierèbbe la più fulminea eloquènza dell'ira e dello sprègio.
Mostra nello stesso tèmpo non èssere vigliacca, nè imbecille la tua mansuetudine, mantenèndoti dignitoso vèrso i malvagi, non plaudendo alla loro iniquità, non mercando i loro suffragi, non dipartèndoti dalla religione e dell'onore per tema del loro biasimo.
T'avvezza all'idèa d'aver nemici, ma non turbartene. Non v'è alcuno per quanto viva benèfico, sincèro, inoffensivo, che non ne conti parecchi. Certi sciagurati hanno talmente naturata in sè l'invidia che non pòssono stare senza vibrare scherni o false accuse contro chi gode qualche riputazione.
Abbi il coraggio d'èssere mansuèto e perdona di cuòre a quegl'infelici che o ti nuòcono o ti vorrèbbero nuòcere. "Perdona non sètte vòlte, disse il Salvatore, ma settanta vòlte sètte", cioè senza limite.
I duèlli e tutte le vendette sono indegni delirii. Il rancore è un misto d'orgoglio e di bassezza. Perdonando un tòrto ricevuto, si può cangiare un nemico in amico, un pervèrso in uòmo rèduce a nòbili sentimenti.
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Salvatore
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