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      Quelle poche lodi erano fine, come si fanno da persona di buona educazione.
      Or mi sia lecitogli dissi "di chiedere a voi, signore, chi siete."
      Avete cantata una mia canzoncina.
      Quelle due belle strofette che stanno sul muro, sono vostre?
      Sì, signore.
      Voi siete dunque...
      L'infelice duca di Normandia.
     
      CAPO XIX
     
      Il custode passava sotto le nostre finestre, e ci fece tacereQuale infelice duca di Normandia?
      andava io ruminando. "Non è questo il titolo che davasi al figlio di Luigi XVI? Ma quel povero fanciullo è indubitatamente morto. Ebbene, il mio vicino sarà uno dei disgraziati che si sono provati a farlo rivivere. Già parecchi si spacciarono per Luigi XVII, e furono riconosciuti impostori: qual maggior credenza dovrebbe questi ottenere?"
      Sebbene io cercassi di stare in dubbio, un'invincibile incredulità prevaleva in me, ed ognor continuò a prevalere. Nondimeno determinai di non mortificare l'infelice, qualunque frottola fosse per raccontarmi.
      Pochi istanti dappoi, ricominciò a cantare, indi ripigliammo la conversazione.
      Alla mia dimanda sull'esser suo, rispose ch'egli era appunto Luigi XVII, e si diede a declamare con forza contro Luigi XVIII, suo zio, usurpatore de' suoi diritti.
      Ma questi diritti, come non li faceste valere al tempo della Ristorazione?
      Io mi trovava allora mortalmente ammalato a Bologna. Appena risanato, volai a Parigi, mi presentai alle Alte Potenze, ma quel ch'era fatto era fatto: l'iniquo mio zio non volle riconoscermi; mia sorella s'unì a lui per opprimermi. Il solo buon principe di Condé m'accolse a braccia aperte, ma la sua amicizia nulla poteva.


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
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