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      Quella sera, dopo tanta esaltazione, la fantasia cominciando a calmarsi, le zanzare cominciando a divenirmi insoffribili, il bisogno d'avvolgermi faccia e mani tornando a farmisi sentire un pensiero volgare e maligno m'entrò ad un tratto nel capo, mi fece ribrezzo, volli cacciarlo e non potei.
      Tremerello m'aveva accennato un infame sospetto, intorno la Zanze: che fosse un'esploratrice de' miei secreti, ella! quell'anima candida! che nulla sapeva di politica! che nulla volea saperne!
      Di lei m'era impossibile dubitare; ma mi chiesi: "Ho io la stessa certezza intorno Tremerello? E se quel mariuolo fosse stromento d'indagini subdole? Se la lettera fosse fabbricata da chi sa chi, per indurmi a fare importanti confidenze al novello amico? Forse il preteso prigione che mi scrive, non esiste neppure; - forse esiste, ed è un perfido che cerca d'acquistare secreti, per far la sua salute rivelandoli; - forse è un galantuomo, sì, ma il perfido è Tremerello, che vuol rovinarci tutti e due per guadagnare un'appendice al suo salario".
      Oh brutta cosa, ma troppo naturale a chi geme in carcere, il temere dappertutto inimicizia e frode!
      Tai dubbi m'angustiavano, m'avvilivano. No; per la Zanze io non avea mai potuto averli un momento! Tuttavia, dacché Tremerello avea scagliata quella parola riguardo a lei, un mezzo dubbio pur mi crucciava, non sovr'essa, ma su coloro che la lasciavano venire nella mia stanza. Le avessero, per proprio zelo o per volontà superiore, dato l'incarico di esploratrice? Oh, se ciò fosse stato, come furono mal serviti!


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
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