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      Il conversare cogli uomini degradati degrada, se non si ha una virtù molto maggiore della comune, molto maggiore della mia.
      Eccoti punitodiceva io a me stesso "della tua presunzione! Ecco ciò che si guadagna a voler fare il missionario senza la santità da ciò!"
      Un giorno mi risolsi a scrivergli queste parole:
      Mi sono sforzato finora di chiamarvi ad altri soggetti, e voi mi mandate sempre novelle che vi dissi schiettamente dispiacermi. Se v'aggrada che favelliamo di cose più degne continueremo la corrispondenza, altrimenti tocchiamoci la mano, e ciascuno se ne stia con sé.
      Fui per due giorni senza risposta, e dapprima ne gioii. "Oh benedetta solitudine!" andava sclamando "quanto meno amara tu sei d'una conversazione inarmonica e snobilitante! Invece di crucciarmi leggendo impudenze, invece di faticarmi invano ad oppor loro l'espressione di aneliti che onorino l'umanità, tornerò a conversare con Dio, colle care memorie della mia famiglia e de' miei veri amici. Tornerò a leggere maggiormente la Bibbia, a scrivere i miei pensieri sulla tavola studiando il fondo del mio cuore e procacciando di migliorarlo, a gustare le dolcezze d'una melanconia innocente, mille volte preferibili ad immagini liete ed inique."
      Tutte le volte che Tremerello entrava nel mio carcere mi diceva:
      Non ho ancor risposta.
      Va benerispondeva io.
      Il terzo giorno mi disse:
      Il signor N.N. è mezzo ammalato.
      Che ha?
      Non lo dice, ma è sempre steso sul letto, non mangia, non bee, ed è di mal umore.
      Mi commossi, pensando ch'egli pativa e non aveva alcuno che lo confortasse.


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
pagine 201

   





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