C'eravamo egli ed io dato parola d'onore che il segreto resterebbe sepolto in noi. Se ne favello in queste carte, gli è perché, sotto gli occhi di chiunque andassero, gli sarebbe impossibile indovinare chi, di tanti che giacevano in quelle carceri, fosse Giuliano.
Alle nuove mentovate conoscenze di concaptivi s'aggiunse un'altra che mi fu pure dolcissimaDalla finestra grande io vedeva, oltre lo sporgimento di carceri che mi stava in faccia, una estensione di tetti, ornata di camini, d'altane, di campanili, di cupole, la quale andava a perdersi colla prospettiva del mare e del cielo. Nella casa più vicina a me, ch'era un'ala del patriarcato, abitava una buona famiglia, che acquistò diritti alla mia riconoscenza mostrandomi coi suoi saluti la pietà ch'io le ispirava.
Un saluto, una parola d'amore agl'infelici, è una gran carità!
Cominciò colà, da una finestra, ad alzare le sue manine verso me un ragazzetto di nove o dieci anni, e l'intesi gridare:
Mamma, mamma, han posto qualcheduno lassù ne' Piombi. O povero prigioniero, chi sei?
Io sono Silvio Pellico
risposi.
Un altro ragazzo più grandicello corse anch'egli alla finestra, e gridò:
Tu sei Silvio Pellico?
Sì, e voi cari fanciulli?
Io mi chiamo Antonio S..., e mio fratello Giuseppe.
Poi si voltava indietro, e diceva: "Che cos'altro debbo dimandargli?".
Ed una donna, che suppongo essere stata lor madre, e stava mezzo nascosta, suggeriva parole gentili a que' cari figliuoli, ed essi le diceano, ed io ne li ringraziava colla più viva tenerezza.
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