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      Quelle conversazioni erano piccola cosa, e non bisognava abusarne per non far gridare il custode, ma ogni giorno ripetevansi con mia grande consolazione, all'alba, a mezzodì e a sera. Quando accendevano il lume, quella donna chiudeva la finestra, i fanciulli gridavano: "Buona notte, Silvio!" ed ella, fatta coraggiosa dall'oscurità, ripetea con voce commossa: "Buona notte, Silvio! coraggio!".
      Quando que' fanciulli faceano colezione o merenda, mi diceano:
      Oh se potessimo darti del nostro caffè e latte! Oh se potessimo darti de' nostri buzzolai! Il giorno che andrai in libertà sovvengati di venirci a vedere. Ti daremo dei buzzolai belli e caldi, e tanti baci!
     
      CAPO XLIV
     
      Il mese d'ottobre era la ricorrenza del più brutto de' miei anniversari Io era stato arrestato il 13 di esso mese dell'anno antecedente. Parecchie tristi memorie mi ricorrevano inoltre in quel mese. Due anni prima, in ottobre, s'era per funesto accidente annegato nel Ticino un valentuomo ch'io molto onorava. Tre anni prima, in ottobre, s'era involontariamente ucciso con uno schioppo Odoardo Briche, giovinetto ch'io amava quasi fosse stato mio figlio. A' tempi della mia prima gioventù, in ottobre, un'altra grave afflizione m'avea colpito.
      Bench'io non sia superstizioso, il rincontrarsi fatalmente in quel mese ricordanze così infelici, mi rendea tristissimo.
      Favellando dalla finestra con que' fanciulli e co' miei concaptivi, io mi fingea lieto, ma appena rientrato nel mio antro un peso inenarrabile di dolore mi piombava sull'anima.


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
pagine 201

   





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