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      Oh Beata Vergine! oh noi perdui!".
      Il freddo mi cessò in un istante: balzai tutto sudato in piedi, e guardai intorno se già si vedevano fiamme. Non se ne vedevano.
      L'incendio per altro era nel palazzo stesso, in alcune stanze ufficio vicine alle carceri.
      Uno de' secondini gridava: "Ma, sior paron, cossa faremo de sti siori ingabbiai, se el fogo s'avanza?".
      Il custode rispondeva: "Mi no gh'ho cor de lassarli abbrustolar. Eppur no se po averzeri le preson, senza el permesso de la Commission. Anemo, digo, corrè dunque a dimandar sto permesso".
      Vado de botto, sior, ma la risposta no sarà miga in tempo, salaE dov'era quella eroica rassegnazione ch'io teneami così sicuro di possedere, pensando alla morte? Perché l'idea di bruciar vivo mi mettea la febbre? Quasiché ci fosse maggior piacere a lasciarsi stringer la gola che a bruciare! Pensai a ciò, e mi vergognai della mia paura; stava per gridare al custode che per carità m'aprisse, ma mi frenai. Nondimeno io avea paura.
      Ecco,
      diss'io "qual sarà il mio coraggio, se scampato dal fuoco verrò condotto a morte! Mi frenerò, nasconderò altrui la mia viltà, ma tremerò. Se non che... non è egli pure coraggio l'operare come se non si sentissero tremiti, e sentirli? Non è egli generosità lo sforzarsi di dar volentieri ciò che rincresce di dare? Non è egli obbedienza l'obbedire ripugnando?"
      Il trambusto nella casa del custode era sì forte, che indicava un pericolo sempre crescente. Ed il secondino ito a chiedere la permissione di trarci di que' luoghi, non ritornava!


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
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