È il caporale con due guardie, per la visita.
Dov'è il mio vecchio Schiller?
diss'io con desiderio.
Ei s'era fermato nel corridoio.
Son qua, son quarispose.
E venuto presso al tavolaccio, tornò a tastarmi il polso, chinandosi inquieto a guardarmi, come un padre sul letto del figliuolo infermo.
Ed or che me ne ricordo, dimani è giovedì!
borbottava egli "purtroppo giovedì!"
E che volete dire con ciò?
Che il medico non suol venire se non le mattina del lunedì, del mercoledì e del venerdì, e che dimani purtroppo non verrà.
Non v'inquietate per ciò.
Ch'io non m'inquieti, ch'io non m'inquieti! In tutta la città non si parla d'altro che dell'arrivo di lor signori: il medico non può ignorarlo. Perché diavolo non ha fatto lo sforzo straordinario di venire una volta di più?
Chi sa che non venga dimani, sebben sia giovedì?
Il vecchio non disse altro, Ma mi serrò la mano con forza bestiale, e quasi da storpiarmi. Benché mi facesse male, ne ebbi piacere. Simile al piacere che prova un innamorato se avviene che la sua diletta, ballando, gli pesti un piede: griderebbe quasi dal dolore, ma invece le sorride, e s'estima beato.
CAPO LXI
La mattina del giovedì, dopo una pessima notte, indebolito, rotte le ossa dalle tavole, fui preso da abbondante sudore. Venne la visita. Il soprintendente non v'era: siccome quell'ora gli era incomoda, ei veniva poi alquanto più tardi.
Dissi a Schiller: "Sentite come sono inzuppato di sudore; ma già mi si raffredda sulle carni; avrei bisogno subito di mutar camicia".
Non si può!
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Schiller Schiller
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