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      gridò con voce brutale.
      Ma fecemi secretamente cenno cogli occhi e colla mano. Usciti il caporale e le guardie, ei tornò a farmi un cenno nell'atto che chiudeva la porta.
      Poco appresso ricomparve, portandomi una delle sue camicie, lunga due volte la mia persona.
      Per leidiss'egli "è un po' lunga, ma or qui non ne ho altre."
      Vi ringrazio, amico, ma siccome ho portato allo Spielberg un baule pieno di biancheria, spero che non mi si ricuserà l'uso delle mie camicie: abbiate la gentilezza d'andare dal soprintendente a chiedere una di quelle.
      Signore, non è permesso di lasciarle nulla della sua biancheria. Ogni sabbato le si darà una camicia della casa, come agli altri condannati.
      Onesto vecchio,
      dissi "voi vedete in che stato sono; è poco verisimile ch'io esca vivo di qui: non potrò mai ricompensarvi di nulla."
      Vergogna, signore!
      sclamò "vergogna! Parlare di ricompensa a chi non può render servigi! a chi appena può imprestare furtivamente ad un infermo di che asciugarsi il corpo grondante di sudore!"
      E gettatami sgarbatamente addosso la sua lunga camicia, se n'andò brontolando, e chiuse la porta con uno strepito da arrabbiato.
      Circa due ore più tardi mi portò un tozzo di pan nero.
      Questadisse "è la porzione per due giorni."
      Poi si mise a camminare fremendo.
      Che avete?
      gli dissi. "Siete in collera con me? Ho pure accettata la camicia che mi favoriste."
      Sono in collera col medico, il quale, benché oggi sia giovedì, potrebbe pur degnarsi di venire!
      Pazienza!
      dissi.
      Io diceva "pazienza!", ma non trovava modo di giacer così sulle tavole, senza neppure un guanciale: tutte le mie ossa doloravano.


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
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